venerdì 28 settembre 2012

Altri ex-polsini diventati piccole pochette


Qualche mese fa ho scritto della trasformazione di una camcia da uomo in camicietta da donna. Beh, mi sono divertita a farne altre, e come la prima volta gli ex-polsini sono diventati piccole pochette. Eccole:


Come vedete nelle foto, le pochette hanno tutte misure e forme diverse, e anche il numero dei bottoni dipende dal modello di camicia ;)



mercoledì 26 settembre 2012

Legno di sambuco - ideale per fare i manici degli attrezzi


I manici dei nostri attrezzi agricoli (badili, zappe, forche da fieno ecc.) sono quasi tutti autoprodotti con legno di sambuco.


Il sambuco è un legno leggero ma molto elastico e resistente. Cresce spontaneo sulle nostre colline e tutti gli anni, durante la luna calante di novembre (quindi tra un mese e mezzo circa) Renato va a tagliare qualche ramo bello dritto (fa la scorta per noi, ma anche per amici e parenti :-)
Il ramo deve essere lungo tra 180 cm e 2 metri e di circa 3-4 cm di diametro (dipende dall'uso, cioè per quale attrezzo serve alla fine).
Portato a casa va ingrassato con il grasso per scarponi (che non diventa rancido) sui due tagli alle estremità e appeso in cascina "a testa in giù", vuol dire: con la parte più grossa in alto.
Solo dopo un anno circa avviene la successiva lavorazione: con un coltello si toglie la corteccia esterna del ramo.
si toglie la corteccia
a sx senza corteccia, a dx ancora con corteccia
Una volta scortecciato si toglie anche la pellicina bianca che resta sul legno con un coltello o meglio ancora: con una scheggia di vetro.
togliere la pellicina bianca con un pezzo di vetro


Poi si ingrassa tutto il ramo abbondantemente e si appende per un'altro anno in cascina.


Dopo il secondo anno di "maturazione" i manici di sambuco sono diventati belli leggeri e pronti per l'uso.


PS: naturalmente si possono fare anche - con pezzi molto più corti - robusti manici per piccoli attrezzi, come martelli, mazzuoli, falcetti.
NON si può usare il sambuco per il manico della scure e della mazza perché è troppo elastico. La scure e la mazza hanno bisogno di un manico rigido (es.: legno di robinia o faggio)

lunedì 24 settembre 2012

Verdea - la nostra uva per l'inverno


Quella che vedete qui sopra è una parte della nostra "riserva" di uva per l'inverno. E' la Verdea, un'uva che qui nel Piacentino (specialmente nella Valtidone) è molto diffusa come uva da tavola. Perché messa in un luogo fresco e ventilato si mantiene per molti mesi.

Qui da noi purtroppo ha grandinato in luglio, e così molti grappoli sono ridotti un po' male.


Ma con un paio di forbici (e molta pazienza) si mondano bene, togliendo tutti gli acini seccati dopo la grandine, prima di mettere l'uva nelle cassettine di legno.


Di solito mangiamo uva verdea (che col passare del tempo diventa un po' più asciutta e grinzosa e sempre più dolce!) almeno fino a Natale, qualche volta anche fino a gennaio/febbraio dell'anno successivo.
E naturalmente metto un po' di verdea nel mio  Rumtopf

Se volete qualche informazione in più sul tipo di uva, qui di seguito vi metto (con copia-incolla) quello che ho trovato sul sito www.ars-alimentaria.it:


DENOMINAZIONE LATINA
Vitis vinifera sativa var. Verdea
PIANTA DI ORIGINE
Vitigno da mediamente a molto vigoroso, con portamento orizzontale della vegetazione con un'emissione media di femminelle, caratterizzato da produzione regolare e costante, diffuso in gran parte della provincia di Piacenza, in particolare in Val Tidone, nella provincia di Milano, in Toscana
UTILIZZAZIONE ALIMENTARE
Grappolo: medio, lunghezza media, conico piramidale, alato, corto ma grosso, da mediamente spargolo a spargolo, peduncolo corto; acino di grandezza media ed arrotondato; buccia spessa, colore verde-giallo dell' epidermide a maturazione; poco pruinosa, polpa poco succosa a sapore neutro.
Uva essenzialmente da tavola ma anche da vinificazione, utilizzata  insieme ad altri vitigni bianchi.
Se vinificata da sola produce un vino secco
COLTIVAZIONE
Pianta molto rustica riesce a crescere quasi su ogni tipo di terreno, anzi è meglio se non troppo fertile purché ben drenato. Predilige i i terreni argillosi, moderatamente calcarei e i luoghi ben soleggiati; resiste fino a temperature invernali di -15°C.
Non gradisce la siccità estiva ma nemmeno l'eccessiva piovosità.
Le tecniche di coltivazione sono molto variabili a seconda della zona
Epoca di maturazione: da media a tardiva, dall'ultima decade di settembre fino a metà ottobre
La raccolta avviene manualmente